Wu Ming e la TAV in un libro

Sono anni che Wu Ming 1, ovvero Roberto Bui, sta portando avanti questa ricerca sui militanti No Tav. Almeno dal 2013, quando intervistandolo per la presentazione del romanzo a quattro mani con Roberto Santachiara, Point Lenana, mi disse che due erano i grandi progetti in corso: un libro ambientato durante la rivoluzione francese (uscito nel 2014 per Einaudi con il titolo de L'armata dei sonnambuli) e un lungo reportage sulle lotte dei No Tav.
Si è creato circa 25 anni fa questo movimento di resistenza alla grande opera della TAV (treno ad alta velocità) Torino-Lione, ritenuta dannosa in Val di Susa, fra Torino e il confine con la Francia. Si tratta di 57 km di rete ferroviaria di cui solo 12,3 sul suolo italiano, ma stranamente l'Italia ha un onere di costruzione più elevato percentualmente. L'Italia pagherebbe una quota maggiore della tratta internazionale per compensare i maggiori costi della Francia sulla sua tratta nazionale. I problemi ambientali della costruzione, analizzato nel quaderno "6" e "6 b" dell'Osservatorio governativo (italiano) sono notevoli, tra cui la grande quantità di roccia da scavare, poiché molto del tratto italiano è in galleria:  secondo i No Tav  15-17 milioni di m³ di detrito o "smarino" , secondo altri dati 16,4 milioni di m³ di smarino, di cui 12,8 milioni di m³ gestiti in Francia e 3,6 milioni di m³ in Italia. Il 50% del materiale gestito in Italia dovrebbe essere utilizzato per produrre i conci di rivestimento della galleria.




Altro problema è dato dalla grande quantita d'acqua drenata dalle falde acquifere, valutata equivalentemente alla fornitura necessaria a una città di circa 1 milione di abitanti come Torino. Il rapporto dell'international consulting group COWI A/S della Commissione europea dell'analisi degli studi di LTF (la società italo-francese creata per la gestione della sezione transfrontaliera) ha evidenziato i rischi di prosciugamento di falde aquifere e torrenti a monte degli scavi, pur ammettendo che i dati degli studi forniti potessero essere sovrastimati, ha concluso per la probabilità di rischio idrogeologico, da affrontare con le dovute "misure precauzionali". 
Chi ha seguito la questione negli anni dice che i cantieri hanno inquinato i terreni, smaltendo abusivamente i rifiuti, usando illegalmente acque di falda, lasciando interi comuni senz’acqua. A questo sono seguiti denunce e sentenze, come quella della Cassazione di annullamento dell'assoluzione in appello dei vertici della Cavet (gruppo Salini-Impregilo), ditte subappaltatrici,  gestori di cave e discariche, intermediatori per i rifiuti.

Wu Ming 1 si è immerso nella realtà del movimento, partecipando a momenti-chiave della lotta, intervistando decine di attivisti, raccogliendo le storie orali e consultando gli archivi, producendo reportage alcuni dei quali sono pubblicati a puntate nel sito dei No tav e su "Internazionale". Il modo con cui l'autore prende posizione, al fianco dei no Tav, è raccontando ciò che nei media non è stato detto e cioè non le manifestazioni violente e gli scontri con la polizia, ma l'auto-organizzazione, la comunità, la lotta non violenta di coloro che lo scrittore apparenta a streghe e hobbit, a druidi e folletti, veri padroni delle valli e delle montagne.
Un viaggio che non promettiamo breve, uscito da qualche giorno, è il risultato di questa ricerca pluriennale di Wu Ming 1.

Una non-fiction e un reportage, una saga e una raccolta di personaggi quasi mitici, un libro che fa pensare a Rulli di tamburo per Rancas, il libro dello scrittore peruviano Manuel Scorza della lotta dei comuneros per difendere la propria terra dai latifondisti. Daniele Giglioli si è occupato di questo libro in "Tav, no Tav: parole di un falso dilemma" ne La Lettura del "Corriere della Sera" evidenziando i punti non contraddicibili: innnanzi tutto che proprio gli abitanti della Val di Susa sono i deputati a difendere le proprie terre secondo il vecchio adagio "Not In My Backyard- non nel mio cortile" e gli argomenti più deboli finiscono per averli i sostenitori della Tav e chi con questa costruzione ci guadagna.
E poi che l'autore non racconta gli scontri enfatizzandoli, ma dando spazio ad altro (al racconto epico per esempio, ai valori di cittadinanza), e prendendo posizione comunque, usando termini di disobbedienza civile ma mostrandosi super partes nella produzione di materiale documentale per sviscerare il problema da ogni lato.

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