Umbria e Lazio, cuore d'Italia da scoprire il primo dell'anno

Chi mi conosce sa che sono appassionata di jazz. Con l'occasione dell'Umbria Jazz Winter di Orvieto (TR), racconto un po' di Orvieto e un po' di Civita di Bagnoregio (VT).


Di Orvieto ci siamo godute il centro bellissimo, denso di persone giunte per la versione invernale dell'Umbria Jazz. Eravamo due amiche, rilassate ed interessate ai concerti e alla cultura di questo bellissimo posto costruito, come altri e quello che stiamo per descrivere, su una rupe rocciosa.

I luoghi della musica  dell'UJ sono stati il Teatro Mancinelli, il museo Emilio Greco, le sale del Palazzo del Capitano del Popolo, il Palazzo dei Sette, i ristopub "Malandrino" e il "San Francesco". Al Malandrino abbiamo ascoltato Andrea Pozza, in un concerto solo piano con un'ospite a sopresa, una giovane e bravissima cantante.



Tra i concerti: Paolo Fresu, Ethan Iverson, l'ensamble con Ben Street e Lewis Nash dedicata a Bud Powell, che doveva essere condotta da Barry Harris che è stato sostituito da Dado Moroni al pianoforte. Poi Paolo Fresu, Richard Galliano e Jan Lundgren; Enrico Rava e Fabrizio Bosso, il Big Easy trio con Karima, Mauro Ottolini, Oscar Marchioni, il quintetto di Alan Harris, la Bob Malone Band.

L'Umbria Jazz Winter si rinnova ogni capodanno, un evento da non perdere.


Civita di Bagnoregio, Viterbo: una perla costruita sulla rupe che si sgretola

Unendo l'utile al dilettevole, verso sud, la visita all'Orvieto musicale si arricchì della scoperta della spelendida Civita, tra la Valle del Tevere, il lago di Corbara e il Lago di Bolsena, forse uno dei lugohi italini più ritratti, fotografati ed evocati nelle pubblicazioni turistiche e geografiche


Civita di Bagnoregio, la famosa "città che muore", detta così perché si erge su una collina di tufo che anno dopo anno si sta gretolando per colpa di frane e terremoti. Si trova nella Valle dei Calanchi del viterbese, nel comune di Bagnoregio, centro più grande che dista soli 2 km. 

Un centro incantato, di origine etrusca, con modifiche e crolli: gli interventi romani, medievali e rinascimentali hanno preannunciato quelli attuali, volti ad evitare il crollo di parti del paese, come la strada principale che vi conduce e il ponte in cemento armato, ricostruito recentemente. 


La raccontiamo in questo video-documentario (concept e montaggio di Sara Bonfili)


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