Kiev - E' la testata "Ukrainska Pravda" a dare la notizia della morte del suo giornalista Pavel Sheremet, il 20 luglio 2016.
Giornalista liberale bielorusso, nato a Minsk nel 1971, Pavel Sheremet esce di prima mattina, dalla sua casa con l'auto. Fa pochi metri, e l'auto salta in aria. Sono le 7:45 e siamo all'angolo tra via
Bogdan Khmelnitski e via Ivan Franko, non lontano dal teatro dell'Opera di Kiev.
La deflagrazione, si è visto, è causata da un ordigno a bordo del mezzo, contenente mezzo kilo di tritolo. La polizia in un comunicato fa sapere che gli investigatori al momento "qualificano l'accaduto come omicidio premeditato" e che prenderà parte alle indagini anche l'FBI.
Pavel Sheremet viveva in Ucraina da cinque anni, e aveva lavorato alla tv di Stato russa.
Era stato oppositore del governo del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ed era stato imprigionato nel 1997, accusato di aver "ecceduto nei propri diritti nell'esercizio della professione di giornalista" e di "aver partecipato a una cospirazione" contro il governo.
Sheremet si era dimesso dal suo lavoro nella tv di stato russa nel 2014, in disaccordo con la politica di Vladimir Putin sulla questione ucraina. Aveva già ricevuto minacce, si era spostato dove potesse lavorare in libertà di opinione: a Kiev per scrivere su "Ukrainska Pravda", con cui collaborava già dal 2012.
Secondo la testata online "Meduza", Sheremet era amico di Boris Nemtsov, l’oppositore ucciso a fine febbraio 2015 a Mosca.
Nel 1995 Sheremet aveva ricevuto dal PEN Center bielorusso l' "Adamovich Prize", come miglior reporter tv. Nel novembre 1998 aveva ricevuto l' "International Press Freedom Award of the Committee to Protect Journalists", ma poiché non gli era permesso di viaggiare fino a New York City, fu fatta un cerimenia speciale a Minsk l' 8 dicembre.
E' stato insignito anche del "Prize for Journalism and Democracy" nel 2002 insieme al giornalista austriaco Friedrich Orter, che ha lavorato nei Balcani e in Afghanistan per i diritti umani.
"I colpevoli" dell'uccisione del giornalista Pavel Sheremet "devono essere puniti", ha dichiarato il presidente ucraino Petro Poroshenko, affermando di aver chiesto alle forze dell'ordine di "indagare immediatamente su questo crimine".
E dalla Russia si prendono posizioni che puntano il dito sull'atmosfera pesante di mancanza di sicurezza e di democrazia reale. In una nota diramata dal ministero degli Esteri russo si afferma: “Purtroppo il trasferimento in Ucraina gli è stato fatale. Sheremet è diventato un’altra vittima del sistema creatosi in questo Paese”. E ancora: “In Russia, nonostante le differenze nei punti di vista, per lui non c’era mai stata la minaccia di violenze fisiche per la sua attività professionale”.
La nota ufficiale russa prosegue: “Come succede spesso nella realtà dell’Ucraina di oggi, sono apparsi subito quelli che nella loro coscienza avvelenata dalla russofobia hanno visto in questo crudele omicidio una certa pista russa. Non è la prima morte tragica di giornalisti in Ucraina”.
Esiste un elenco di giornalisti, cameramen, tecnici uccisi in Ucraina, ed è questo:
Volodymyr Ivanov
Ihor Hrushetsky
Petro Shevchenko
Borys Derevyanko
Ihor Bondar
Georgiy Gongadze
Oleh Breus
Ihor Oleksandrov
Mykhailo Kolomiets
Volodymyr Karachevtsev
Yuriy Chechyk
Vasyl Klymentyev
Ihor Kostenko
Andrea Rocchelli
Igor Kornelyuk
Anton Voloshin
Anatoly Klyan
Aleksandr Kuchinsky
Serhiy Nikolayev
Olga Moroz
Oles Buzina
Giornalista liberale bielorusso, nato a Minsk nel 1971, Pavel Sheremet esce di prima mattina, dalla sua casa con l'auto. Fa pochi metri, e l'auto salta in aria. Sono le 7:45 e siamo all'angolo tra via
Bogdan Khmelnitski e via Ivan Franko, non lontano dal teatro dell'Opera di Kiev.
La deflagrazione, si è visto, è causata da un ordigno a bordo del mezzo, contenente mezzo kilo di tritolo. La polizia in un comunicato fa sapere che gli investigatori al momento "qualificano l'accaduto come omicidio premeditato" e che prenderà parte alle indagini anche l'FBI.
Pavel Sheremet viveva in Ucraina da cinque anni, e aveva lavorato alla tv di Stato russa.
Era stato oppositore del governo del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ed era stato imprigionato nel 1997, accusato di aver "ecceduto nei propri diritti nell'esercizio della professione di giornalista" e di "aver partecipato a una cospirazione" contro il governo.
Sheremet si era dimesso dal suo lavoro nella tv di stato russa nel 2014, in disaccordo con la politica di Vladimir Putin sulla questione ucraina. Aveva già ricevuto minacce, si era spostato dove potesse lavorare in libertà di opinione: a Kiev per scrivere su "Ukrainska Pravda", con cui collaborava già dal 2012.
Secondo la testata online "Meduza", Sheremet era amico di Boris Nemtsov, l’oppositore ucciso a fine febbraio 2015 a Mosca.
Nel 1995 Sheremet aveva ricevuto dal PEN Center bielorusso l' "Adamovich Prize", come miglior reporter tv. Nel novembre 1998 aveva ricevuto l' "International Press Freedom Award of the Committee to Protect Journalists", ma poiché non gli era permesso di viaggiare fino a New York City, fu fatta un cerimenia speciale a Minsk l' 8 dicembre.
E' stato insignito anche del "Prize for Journalism and Democracy" nel 2002 insieme al giornalista austriaco Friedrich Orter, che ha lavorato nei Balcani e in Afghanistan per i diritti umani.
"I colpevoli" dell'uccisione del giornalista Pavel Sheremet "devono essere puniti", ha dichiarato il presidente ucraino Petro Poroshenko, affermando di aver chiesto alle forze dell'ordine di "indagare immediatamente su questo crimine".
E dalla Russia si prendono posizioni che puntano il dito sull'atmosfera pesante di mancanza di sicurezza e di democrazia reale. In una nota diramata dal ministero degli Esteri russo si afferma: “Purtroppo il trasferimento in Ucraina gli è stato fatale. Sheremet è diventato un’altra vittima del sistema creatosi in questo Paese”. E ancora: “In Russia, nonostante le differenze nei punti di vista, per lui non c’era mai stata la minaccia di violenze fisiche per la sua attività professionale”.
La nota ufficiale russa prosegue: “Come succede spesso nella realtà dell’Ucraina di oggi, sono apparsi subito quelli che nella loro coscienza avvelenata dalla russofobia hanno visto in questo crudele omicidio una certa pista russa. Non è la prima morte tragica di giornalisti in Ucraina”.
Esiste un elenco di giornalisti, cameramen, tecnici uccisi in Ucraina, ed è questo:
Volodymyr Ivanov
Ihor Hrushetsky
Petro Shevchenko
Borys Derevyanko
Ihor Bondar
Georgiy Gongadze
Oleh Breus
Ihor Oleksandrov
Mykhailo Kolomiets
Volodymyr Karachevtsev
Yuriy Chechyk
Vasyl Klymentyev
Ihor Kostenko
Andrea Rocchelli
Igor Kornelyuk
Anton Voloshin
Anatoly Klyan
Aleksandr Kuchinsky
Serhiy Nikolayev
Olga Moroz
Oles Buzina
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