Perché odiare di sabato sera?

di Giulio Cioffi


Ve lo sarete chiesto tutti almeno una volta. Ma non solo una volta, diciamolo sinceramente. Perché devo uscire questo sabato sera?
E la domanda potrebbe essere anche più generale, ma ficcante: perché uscire il sabato sera?
Perché (a meno che non sia un precario e lavori su turni...Ma perché ci sono precari in giro oggi?) sabato sto a casa e il giorno dopo pure e la gente esce e i locali sono affollati, e quel giorno è il giorno della vera uscita. L'infrasettimanale sarà anche la sera dell'evento, o del corso, o della jam session, o dell'aperi-cena, ma il sabato è la serata che ti chiama dall'inizio della settimana.
Quindi rinunci? Sei un vecchio. Sei stanco? Sei incredibilmente e precocemente vecchio. Hai passato i venti? Non uscire, il sabato non è per te. Hai trent'anni e non esci il sabato sera? Stai invecchiando, amico. “E' che in giro ultimamente non trovo niente di interessante. La musica che mettono nei locali non è la mia musica, gli amici, molti, sono in coppia e sono diventati così ordinari, così ordinati e precisi, e regolari e sereni, e un po' noiosi. Ma non è colpa loro. Però, mi pare che il sabato sera sia diventato un po' noioso pure lui”.
Stai invecchiando, amico, stai mollando la presa. Sveglia! Guardati attorno, sei solo un po' più vecchio, devi focalizzarti su un nuovo punto di vista, cambia un po', ritrovalo il sabato sera, a modo tuo. Con calma, se sei vecchio e hai bisogno di più tempo per lasciarti andare. Ma vai tranquillo, nuove scoperte ti aspettano.
Allora perché odiare il sabato sera?
Una prima risposta è questa: la pazienza.
Sì magari io non ho più vent'anni e non mi dico “questo lo devo fare entro i vent'anni, perché sennò poi...”, e non ho più tutto il tempo del mondo davanti a me, o meglio, ce l'ho ancora, ma lo vedo in modo diverso. E ok. Così vi do ragione, starei invecchiando.
Ma essere in un locale dove una cover band spara a ripetizione pezzi hit degli anni settanta e ottanta, muovendosi animalescamente sul palco con una convinzione degna di cinque Iggy Pop, vecchio o giovane per lui è uguale, non fosse che Iggy Pop suonava e suona pezzi suoi e non cover, chi lo ha mai retto? Che a vent'anni lo reggevo? Non reggetelo dai, suona veramente vecchio.
Perché tutta l'energia del mondo messa lì ti carica e ti riempie e ti fa celebrare la musica e tutti quei volti che ti sono intorno, certamente, anche se fai cover, anche se sbagli, anche se il tuo cantante è stonato, e il riscaldamento non va, e il locale, a guardarci bene, è mezzo deserto. Ma che importa? L'unica, state facendo cover, fate gli umili. Please.
Metteteci del vostro, ma quando siete lì e suonate quelle note e cantate quelle melodie, sentitele in bocca e sui polpastrelli e le corde e il nylon della gran cassa non come fossero le vostre, ma quelle di un altro che ve le ha regalate. Allora, vi stringeremo tutti le mani e salteremo sinceri dimenticandoci invidia e presunzione come elefanti innamorati a celebrare la vostra bravura e il vostro darvi per noi.
Altrimenti, si perde la pazienza.
La seconda risposta è: l'educazione.
Ti vuoi sedere accanto a me e credi che ci sia poco spazio, quindi mi devi dare una ciaccata con il tuo sedere per guadagnare centimetri utili? Puoi chiedere permesso? “Fatti più in la!”.
E il cocktail che quello del gradino di sopra ti rovescia sulla maglia con la faccia di quello che “Ommerda, era un Moscow Mule, sai quanto costa? Iddio, l'ho sprecato sul tuo maglione”.
La terza risposta è: il dj set.
Vi state divertendo? Sì, vi state divertendo?
Tutto ciò è sorprendente. Perché tutto il piacere del mondo nel locale di un sabato sera deve essere sommerso nelle più remote profondità degli animi umani, di noi esseri che sul corpo e in volto non diamo segnali di attività, ma quando le basse vibrazioni che scuotono gli speaker si azzittiscono improvvisamente, repentinamente emettiamo striduli urletti di incoraggiamento verso un disk jokey beatamente immerso nel suo isolamento in cuffia, che flirta unicamente con le manopole che ha di fronte. Qualcuno di noi deve starsi divertendo senza starsi divertendo, ed è misteriosamente impercepibile.
Qui si invecchia. Anzi, voi state invecchiando, perché per quanto mi riguarda a me il sabato sera è sempre piaciuto. E questo è solo il resoconto di un'opinione di un conoscente incrociato un sacco di tempo fa. E se vi devo dare un impressione così per quel che mi ricordo, c'aveva l'aria di un sempliciotto vetusto che non amava le cover band. La gelosia.

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