La dea con le corna, simboli, donne e cultura egiziana nell'arte di Aïcha

Sotto la stella di Nut”, la mostra di dipinti di Aïcha Djennane dal 23 febbraio al 24 marzo2019, è visibile al prestigioso Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano.



In vista del finissage della mostra, abbiamo intervistato Aïcha. Una chiacchierata confidenziale, in cui vengono fuori gli elementi di vita di una donna che ha fatto tanti lavori, imparando a creare, di sangue berbero algerino, egiziana per matrimonio, dalla nazionalità anche italiana, che ha vissuto a Parigi e ha viaggiato il mondo. Emerge l'amore per la pittura instillato dal marito, artista e incisore di gande fama, Roberto Moschini,  di cui pure abbiamo visitato una recente mostra.
Nella sua arte emergono i simboli di una cultura millenaria, quella Faraonica, in cui la divinità femminili aveva pari poteri del suo omologo maschile. Simboli evidenti qui nei suoi 28 ritratti di donne vere e immaginarie, che comprendono efebi ispirati a Vladimir Luxuria e paladine moderne del lavoro e della famiglia, compresa un'inaspettata Virginia Raggi, scelta non per il ruolo potico ma per la responsabilità di essere la prima sindaca di ROMA.

"Una dea con le corna" è solo una delle forme di Nut/Iside, ma rappresenta ogni donna, secondo la pittrice.  E'  a "Una dea con le corna" che abbiamo voluto intitolare questa  intervista.

«Assertiva, combattiva, volitiva  capace di comunicare serenità e di irradiare saggezza, Aicha non definisce se stessa “artista”, perché conosce il mondo e la sua storia, e ne capisce le manifestazioni, ed ha consapevolezza della sua preparazione tecnica in divenire, avendo approcciato lo strumento della pittura nella maturità e con la libertà illimitata di chi ama la leggerezza del gioco, tuttavia le scelte estetiche che compie nel dare una immagine ai propri pensieri rivelano cultura, attenzione, estro – dice la critica d’arte Valeria Carnevali –Per cui si possono facilmente assolvere le ingenuità figurative in favore di una felice comprensione delle intenzioni e di un carezzevole piacere della visione»



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