Diario di Adriano, memorie di Albertazzi


Da un palcoscenico quasi vuoto, con panca, sgabello e leggio, emerge la voce di un imperatore. Un architetto, un politico, un militare, un uomo. Un uomo che amò un uomo, e la cui vita, oltre che dagli storici, fu narrata da una donna, la scrittrice Margherite Yourcenar, in Memorie di Adriano.

Giorgio Albertazzi, con il copione alla mano, è Adriano, in toga bianca, tra gli ulivi della Roma del II secolo. E' l'anziano che parla al giovane, Marco Aurelio, il nipote adottivo e successivo imperatore.

        E' anche se stesso: i suoi ricordi si intrecciano con la storia del libro edito in Italia da Minimum Fax e con le immagini del video delle "Memorie di Adriano" girato a Villa Adriana - la villa di Tivoli che stregò la scrittrice francese - per il ventennale della scomparsa di Margherite Yourcenar.

Prima la giovinezza di Adriano ad Atene, poi sotto la "luce" di Traiano suo cugino la nomina a giudice per questioni di eredità. Un preludio questo, al suo impero, una palestra per il Potere.
Poi più tardi la partenza per le armi, liberatoria e fondamentale per la crescita culturale e umana del futuro imperatore. Era cosi che egli si sentiva libero e poteva fare tutte le esperienze che desiderava: viaggiare, conoscere nuove culture e imparare da esse. Gli piacevano quelle riunioni la sera intorno al fuoco all'aperto, al ritmo dei canti e dei balli dei barbari...
E intanto si insinuavano in lui i sentimenti di riluttanza verso il potere imperiale.

Poi di ritorno dalle armi l'iniziazione al potere e alla politica, con il ruolo di senatore. In questo periodo l'arte, il teatro e la commedia formano in Adriano la coscienza di "attore-autore" di opere teatrali. Alla morte dell'imperatore Traiano, poche semplici righe lasciate alla moglie, consacravano il cugino Adriano come erede all'impero.

Si apre ora una finestra, per Adriano-Giorgio Albertazzi, la finestra sull'amore.
Una finestra che è uno squarcio nel bel dipinto che pone tutti al loro posto.

Perché Adriano ama un uomo, il giovane e dolce Antinoo, di un amore puro che segna profondamente l'imperatore, ma che condiziona il giovane in uno stato di schiavitù per l'intera esistenza.


La morte appare dunque l'unica forma di seduzione: Antinoo si toglie la vita, lasciando l'imperatore solo. Tutto sembra spegnersi.

E l'ombra di Patroclo appare ai piedi di Achille.
L'esperienza tremenda della perdita di Antinoo, l'incapacità di non aver amato abbastanza per tener in vita il giovane. Adriano medita il suicidio, ci rivela Giorgio Albertazzi, e poi accoglie con patientia il male che lo colpisce, sperando in sorti migliori per la sua Roma.

Andrea Camilli & Sara Bonfili



*Queste "schegge" si riferiscono allo spettacolo "Diario di Adriano" visto nel 2010 al Piermarini di Matelica, per ricordare la figura di Giorgio Albertazzi, morto oggi all'età di 92 anni. 
Nato a Fiesole, aveva imparato a recitare con miti del teatro come Renzo Ricci e Memo Benassi, esordendo nel 1949 in Troilo e Cressida di Shakespeare, con la regia di Luchino Visconti al Maggio Musicale Fiorentino. Avrebbe compiuto 93 il prossimo 20 agosto 2016.
Per un attimo ancora vediamo quelle rive familiari che certamente non vedremo mai più... Cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti.

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