Adiòs, Galeano

E’ scomparso ieri, in una stanza d’ospedale a Montevideo (Uruguay) Eduardo Galeano, scrittore, giornalista, poeta e saggista, che collaborò con scrittori e fotografi, ibridando i generi letterari definiti “tradizionali".
Nel 1973, con un colpo di Stato, i militari presero il potere in Uruguay e Galeano fu imprigionato. Lo scrittore fuggì e si stabilì in Argentina. Nel 1985 rientrò in Uruguay dopo un esilio di dodici anni in Argentina e in Spagna. Con la trilogia Memoria del fuoco ha ricevuto l’American Book Award nel 1998. Tra i suoi libri più significativi, ricordiamo anche A testa in giù, Le labbra del tempo, Il libro degli abbracci, Un incerto stato di grazia con Alfred Ritchin e Sebastiao Salgado, e Le vene aperte dell’America Latina.
E’ stato uno scrittore “cult” della sinistra latinoamericana e amante sfrenato del calcio, gioco a cui ha dedicato il libro Splendori e miserie del gioco del calcio:
«Come tutti gli uruguagi, avrei voluto essere un calciatore. Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte, mentre dormivo; durante il giorno ero il peggior scarpone che sia comparso nei campetti del mio Paese».
Sara Bonfili

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