Francesca Castellani è una restauratrice fabrianese. Qualche giorno fa ci ha raccontato la storia di un prezioso ritrovamento e di un restauro finanziato dal basso. Perché quel "San Michele aveva un tarlo..."
Francesca, raccontaci la storia del dipinto del San Michele e quali azioni si sono concatenate per arrivare al suo restauro.
"Sono venuta a conoscenza con questo dipinto grazie alla mia collaborazione con il parroco Don Leopoldo. Il quadro saltava all'occhio per le dimensioni (2 metri 40 per un metro 85) e la fattura. Era nel deposito di San Michele, sopra la scuola materna, pienissimo di opere d'arte che vi sono state stipate fin dal terremoto del 1997, trovate in giro o trasferite da altre parrocchie e altri depositi. Ma chiaramente la conservazione in un luogo del genere non è appropriata. Mi è stato chiesto di informarmi per sapere di esperti che potessero visionarlo, e abbiamo iniziato a mobilitarci a luglio scorso".
Perché un progetto di crowdfunding per il restauro di un dipinto della parrocchia?
"La partecipazione dal basso della comunità è venuta spontanea. E' molto sentita la devozione nei paesi di San Michele e Collamato, anche dei giovani, che d'estate partecipano a feste ed iniziative collegate al culto. Oltre che per salvarlo dalla 'morte sicura' che lo aspettava se fosse restato in quel luogo, abbiamo visto il suo recupero anche in un'ottica di valorizzazione delle risorse artistiche. Iniziando da questo, si possono coinvolgere le varie frazioni che custodiscono dei veri tesori. L'idea è di catalizzare l'attenzione (anche turistica) in percorsi culturali, che all'inizio potrebbero toccare anche i paesini di Attiggio, San Michele San'Anna, Collamato. Quanto al San Michele, l'aspetta il suo posto in alto a destra dell'altare della Chiesa del paese."
Dacci un'istantana del quadro prima dell'inizio dei lavori.
"Il quadro era mal conservato, aveva buchi e strappi e il telaio rotto. L'abbiamo analizzato sotto la luce di wood, per vedere le ridipinture. C'erano parecchie cadute di pellicola pittorica, era ritoccato sulla tela. I lavori sono iniziati nella seconda metà di settembre."
Quali sono state le fasi del restauro?
"E' stato ripulito con varie sostanze, riportando in luce i colori originali dell'opera; è stato fatto un test di resistenza all'acqua. Il quadro è stato risarcito negli strappi e nelle mancanze di tela con degli intarsi, posto su un telaio interinale. Ciò significa che il dipinto viene velinato con carta apposita per essere consolidato e rintelato con la ricetta della colla-pasta su un telaio nuovo, generalmente di legno dolce, tipo abete. Dopo essere stato svelinato interamente a mano - o meglio con le unghie - è stato teso sul nuovo supporto ligneo tramite pinza tendi-tela e chiodatura perimetrale. Si è data una prima vernice da ritocco, trasparente, molto diluita per risaturare i colore e forma un film impermeabile anche sulla tela nuova. A questo punto il dipinto è pronto per la cosiddetta fase 'estetica', l'unica fase non reversibile del restauro di un'opera d'arte. Ciò vuol dire che, in base alle valutazioni del funzionario della Soprintendenza, si decide se le reintegrazioni cromatiche, che siano necessarie nelle parti vitali del dipinto - tipo il viso - o nelle parti secondarie - tipo lo sfondo - vadano ridipinte oppure fatte con tecniche varie (come il rigatino o il puntinato) che restituiscano la leggibilità all'opera senza creare un falso. Le cadute di colore sono stuccate con colla di coniglio e gesso di Bologna."
Finito il restauro del San Michele, quali sono gli obiettivi conseguenti?
"L'idea successiva dell'associazione è invitare alla visita della frazione con i suoi spazi aggregativi, organizzare momenti d confronto artistico con il grande obiettivo di sensibilizzare alla conservazione programmata dei nostri beni culturali, per non dover arrivare a un punto di non ritorno."
Francesca, in fondo, chi si dovrebbe occupare della manutenzione delle opere d'arte custodite nei depositi?
"A seconda dei casi, la Soprintendenza, la Curia. In realtà si potrebbero abilitare dei tecnici poiché non è così difficile rilevare l'umidità o accorgersi delle alterazioni annuali che subiscono i luoghi dove le opere sono conservate. Questo, prima che si arrivi a conseguenze irrevocabili. Il terremoto degli ultimi mesi ci porta a riflettere anche su questo. Io sono dell'opinione che nel disastro vadano salvati prima gli edifici e poi le opere d'arte, ma in Italia, nei nostri paesi o città, medievali o rinascimentali, spesso i municipi, le scuole, le banche, le biblioteche, gli uffici hanno sede in palazzi rinomati, che custodiscono opere antiche e preziosissime. E allora è naturale pensare a una conservazione di questi palazzi. So bene che a livello di adeguamenti sismici ci sono altri tipi di leggi. Ma se vogliamo salvaguardare la nostra storia e contemporaneamente l'incolumità fisica di tutti noi, penso sia fondamentale maturare delle tecniche e delle leggi adeguate allo scopo". *La raccolta fondi di Art Comes to Town è sempre aperta ed il referente a cui rivolgersi è Don Leopoldo Crocetti, parroco di San Michele.
Il ritrovamento
In un deposito a ridosso della chiesa di San Michele, frazione di Fabriano (An), si trova un dipinto che rappresenta “San Michele Arcangelo che sconfigge il demonio”, un’opera di pregevole fattura proveniente da scuola bolognese del XVII secolo, che ripropone la classica iconografia del santo, di grande interesse storico e artistico. Tra l'altro il quadro ha un grande valore devozionale nella comunità parrocchiale di San Michele e Collamato, compresa quella giovanile e rappresenta naturalmente una ricchezza per il paese. L'associazione Art comes to Town dà il via a luglio 2016 ad una serie di iniziative tra cui la camapagna “San Michele aveva un tarlo”, un crowdfunding per finanziare il restauro. La campagna è stata rallentata dagli eventi sismici di agosto ed ottobre, ma tornerà a cercare aggregazione, organizzare situazioni di confronto pubblico e di approfondimento. La parola a Francesca Castellani.Francesca, raccontaci la storia del dipinto del San Michele e quali azioni si sono concatenate per arrivare al suo restauro.
"Sono venuta a conoscenza con questo dipinto grazie alla mia collaborazione con il parroco Don Leopoldo. Il quadro saltava all'occhio per le dimensioni (2 metri 40 per un metro 85) e la fattura. Era nel deposito di San Michele, sopra la scuola materna, pienissimo di opere d'arte che vi sono state stipate fin dal terremoto del 1997, trovate in giro o trasferite da altre parrocchie e altri depositi. Ma chiaramente la conservazione in un luogo del genere non è appropriata. Mi è stato chiesto di informarmi per sapere di esperti che potessero visionarlo, e abbiamo iniziato a mobilitarci a luglio scorso".
Il restauro
"Ne ho parlato con la mia associazione Art Comes to Town poiché seguo la sezione relativa alla conservazione e al restauro e ho contattato alcuni esperti tra cui il Prof. Cicconi Massi a Senigallia, che con il vaglio della Soprintendenza, ha deciso di eseguire i lavori di restauro. Io vado a visionarlo di tanto in tanto."Perché un progetto di crowdfunding per il restauro di un dipinto della parrocchia?
"La partecipazione dal basso della comunità è venuta spontanea. E' molto sentita la devozione nei paesi di San Michele e Collamato, anche dei giovani, che d'estate partecipano a feste ed iniziative collegate al culto. Oltre che per salvarlo dalla 'morte sicura' che lo aspettava se fosse restato in quel luogo, abbiamo visto il suo recupero anche in un'ottica di valorizzazione delle risorse artistiche. Iniziando da questo, si possono coinvolgere le varie frazioni che custodiscono dei veri tesori. L'idea è di catalizzare l'attenzione (anche turistica) in percorsi culturali, che all'inizio potrebbero toccare anche i paesini di Attiggio, San Michele San'Anna, Collamato. Quanto al San Michele, l'aspetta il suo posto in alto a destra dell'altare della Chiesa del paese."
Dacci un'istantana del quadro prima dell'inizio dei lavori.
"Il quadro era mal conservato, aveva buchi e strappi e il telaio rotto. L'abbiamo analizzato sotto la luce di wood, per vedere le ridipinture. C'erano parecchie cadute di pellicola pittorica, era ritoccato sulla tela. I lavori sono iniziati nella seconda metà di settembre."
Quali sono state le fasi del restauro?
"E' stato ripulito con varie sostanze, riportando in luce i colori originali dell'opera; è stato fatto un test di resistenza all'acqua. Il quadro è stato risarcito negli strappi e nelle mancanze di tela con degli intarsi, posto su un telaio interinale. Ciò significa che il dipinto viene velinato con carta apposita per essere consolidato e rintelato con la ricetta della colla-pasta su un telaio nuovo, generalmente di legno dolce, tipo abete. Dopo essere stato svelinato interamente a mano - o meglio con le unghie - è stato teso sul nuovo supporto ligneo tramite pinza tendi-tela e chiodatura perimetrale. Si è data una prima vernice da ritocco, trasparente, molto diluita per risaturare i colore e forma un film impermeabile anche sulla tela nuova. A questo punto il dipinto è pronto per la cosiddetta fase 'estetica', l'unica fase non reversibile del restauro di un'opera d'arte. Ciò vuol dire che, in base alle valutazioni del funzionario della Soprintendenza, si decide se le reintegrazioni cromatiche, che siano necessarie nelle parti vitali del dipinto - tipo il viso - o nelle parti secondarie - tipo lo sfondo - vadano ridipinte oppure fatte con tecniche varie (come il rigatino o il puntinato) che restituiscano la leggibilità all'opera senza creare un falso. Le cadute di colore sono stuccate con colla di coniglio e gesso di Bologna."
Finito il restauro del San Michele, quali sono gli obiettivi conseguenti?
"L'idea successiva dell'associazione è invitare alla visita della frazione con i suoi spazi aggregativi, organizzare momenti d confronto artistico con il grande obiettivo di sensibilizzare alla conservazione programmata dei nostri beni culturali, per non dover arrivare a un punto di non ritorno."
Francesca, in fondo, chi si dovrebbe occupare della manutenzione delle opere d'arte custodite nei depositi?
"A seconda dei casi, la Soprintendenza, la Curia. In realtà si potrebbero abilitare dei tecnici poiché non è così difficile rilevare l'umidità o accorgersi delle alterazioni annuali che subiscono i luoghi dove le opere sono conservate. Questo, prima che si arrivi a conseguenze irrevocabili. Il terremoto degli ultimi mesi ci porta a riflettere anche su questo. Io sono dell'opinione che nel disastro vadano salvati prima gli edifici e poi le opere d'arte, ma in Italia, nei nostri paesi o città, medievali o rinascimentali, spesso i municipi, le scuole, le banche, le biblioteche, gli uffici hanno sede in palazzi rinomati, che custodiscono opere antiche e preziosissime. E allora è naturale pensare a una conservazione di questi palazzi. So bene che a livello di adeguamenti sismici ci sono altri tipi di leggi. Ma se vogliamo salvaguardare la nostra storia e contemporaneamente l'incolumità fisica di tutti noi, penso sia fondamentale maturare delle tecniche e delle leggi adeguate allo scopo". *La raccolta fondi di Art Comes to Town è sempre aperta ed il referente a cui rivolgersi è Don Leopoldo Crocetti, parroco di San Michele.
Commenti
Posta un commento