Addio al trombettista Marco Tamburini. Un ricordo





Se sapessi suonare davvero, mi esprimerei con la musica. Ma non so suonare, e quindi provo a scrivere, semplicemente perché voglio poter ricordare questo grande musicista, che un incidente stradale ieri sera ci ha portato via.


Nel conoscere Marco Tamburini il mio “orecchio interno” non ha percepito soltanto la musica – appassionata, energica, elegante – e la professionalità – era modesto e rispettoso, ammirava i colleghi, era entusiasta delle più disparate collaborazioni anche al di fuori del jazz, perché “la musica va suonata tutta” – ma anche la gioia di vivere, l’empatia, il cuore. Non serve molto per riconoscere tutto questo, anche se tutto questo è molto.

 E’ moltissimo, perché non è scontato né comune. Credo scaturisca, come una sorgente inesauribile, dalla gioia del vivere per la propria passione. Si incontra tanta gente nella vita e nel lavoro. I personaggi veramente grandi sono quelli che mantengono l’umanità, che sono alla mano, che sorpassano le barriere della formalità, quando capiscono che tu sei lì proprio per il loro stesso motivo, condividere quello che costituisce la loro ragione di vita. Non sei lì per adorarli – i grandi hanno altro a cui pensare che ad essere adorati - ma per prender parte a una magia, cangiante di forma, e perpetua nel prima-durante-dopo…

La Musica.
La Musica accade, in un teatro ad esempio. E poi si ripete, nelle teste, si disperde in tante direzioni, assume lingue diverse, viene smembrata, riarrangiata, impoverita, canticchiata, va nelle automobili, nelle case, si insinua tra i ricordi, si appoggia sui cuscini, finisce per caso nei luoghi più reconditi dei sogni.

Allora Marco è negli orecchi, nei club, nei seminari, nei licei musicali, nei conservatori, negli sterei, nei pensieri di chi ha ascoltato la sua musica, di chi ha suonato con lui. E’ negli occhi brillanti dei suoi studenti, che avranno un ricordo emozionante di un grande Maestro. E’ nei cuori di chi lo ha amato da vicino, della famiglia, che ora si stringe in un dolore ammutolito. E’ anche nel mio cuore, in me, che ho solo avuto l’onore e il divertimento di intervistarlo con Fabrizio Bosso, poco tempo fa, per il giornale per cui lavoravo, in occasione di un concerto-tutto-esaurito con il loro quintetto, scambiando con lui sorrisi e battute. Che ho avuto la gioia e la presunzione di aver capito che bella persona era, banalmente, da ciò che ha lasciato intravedere, senza sforzi, in una sera di febbraio.

Sara Bonfili



 Fabrizio Bosso e Marco Tamburini[/caption] Se volete, trovate qui l’intervista a Tamburini e Bosso, fatta in occasione del concerto del loro quintetto al Teatro Lauro Rossi di Macerata https://www.youtube.com/watch?v=AeipWIJsAfc

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